Quando la droga è Metin2…

Autore: Morgue | Data: 19. Aprile 2010

Quando la droga è Metin2

Scrivo qui due righe di ringraziamenti e le dovute premesse.
Innanzi tutto vi avviso che questo mese si parlerà di cose serie: la dipendenza da Metin. Quindi, almeno fino al 15 maggio, scordatevi i toni canzonatori, le prese in giro e le battute cattive che tanto amo.
Se siete in buona disposizione d’animo rimanete, vi assicuro che potrete tirare fuori qualcosa di utile da questo articolo. Sennò pace, tornate a trastullarvi coi vostri balocchi e lasciatemi parlare. Vedo già che scappate come stormi di rondini d’autunno… ottimo!

Fin dall’inizio ho voluto fortemente quest’intervista. Anche se, con tutta la buona volontà, sembrava di difficile realizzazione. Cosa avevo tra le mani? Un’idea, solo un’idea. Nessuna domanda pronta, nessuna persona a cui chiedere, nessun progetto sensato, niente di concreto insomma.
Del resto, il tema era dei più delicati. Come trovare qualcuno che accettasse di mettersi a nudo, di aprire per un po’ le porte del suo cuore e di far trapelare le risposte che cercavo ai miei mille interrogativi?
Una dipendenza, si sa, è una faccenda seria, qualcosa di quanto mai intimo e personale. E vedersi oggetto delle critiche, dei giudizi e del sarcasmo di centinaia di persone non aiuta di certo a guarire certe ferite.
Ma non era il processo, la caccia alla strega, la gogna, che volevo fare, assolutamente no. Chi sono io per giudicare qualcuno, in fondo?
Quello che mi interessava era cercare di cogliere le cause, le ragioni, i sentimenti; perché si fa presto a marchiare una persona, ma ci vuole tempo per capirla.
E forse è stata proprio questa la chiave di volta: grazie all’intercessione di San Robin ho trovato il mio prezioso Anonimo, che si è messo in gioco e mi ha regalato qualcosa di più che una semplice intervista. E’ una testimonianza di vita, un romanzo, una storia a lieto fine. Il tutto condito da considerazioni personali, e da un’introspezione davvero notevoli.
Vi pregherei di evitare i commenti inutili, e le facili classificazioni tipo: “sfigato! nerd! ma esci e fatti una vita!”. Cercate piuttosto di capire il vero senso di questo lavoro, che sento mio più di qualsiasi altro.
Spero riuscirete a trovare nelle parole di Anonimo quello che ho trovato io, e che uscirete arricchiti e con qualche pensiero in più dall’incontro con la sua esperienza di vita.

Passiamo ai ringraziamenti… innanzitutto grazie, grazie e ancora grazie all’intervistato. Senza di lui tutto questo non sarebbe potuto esistere, e mi pare più che sufficiente. I miei complimenti glieli ho già fatti in privato, spero solo che non ci rimanga male a rileggere quello che mi ha detto. Perché so che sta leggendo, e ricordo gli sbuffi che ha fatto riguardando la conversazione. No, non è per niente noiosa 😀
Un grazie al micio, Robin Witter, che mi ha fornito il sopracitato personaggio… non avrei assolutamente saputo a chi chiedere senza il suo aiuto, lo ammetto xD
Grazie, condito da tante scuse, ai miei colleghi del Corriere… perché se non sono in ritardo non sono contenta -.-
Grazie, come al solito, a chi legge e sopporta le tante baggianate che dico.

Buona lettura 🙂

Allora… intanto grazie per aver accettato l’intervista. Puoi dirci qualcosa di te, per inquadrare il tipo di persona?
Qualcosa è decisamente generico… beh ho 19 anni, e diciamo che sto passando un periodo della mia vita particolarmente movimentato.

Iniziamo con le domande generali. Come hai iniziato a giocare a Metin2?
Vidi la pubblicità di Metin2 su Ogame. Ero nabbissimo e mi avevano appena raidato, quindi decisi di cominciare a provare un nuovo gioco. Non sapevo nemmeno dell’esistenza di mmorpg gratuiti, quindi il video di presentazione lo ritenevo più che altro una messinscena pubblicitaria e pensavo che fosse un browser game. Appena vidi i 500mb da scaricare mi brillò una scintilla d’amore negli occhi XD

Sei sempre stato appassionato di videogiochi?
Non particolarmente… diciamo che non mi piace il videogioco in sé, quanto piuttosto la capacità che esso ha di estraniare dal mondo; e Metin per questo era perfetto.

Per estraniarsi non era più adatto un gioco non multiplayer?
Mi spiego meglio… non estraniarsi dal mondo, piuttosto estraniarsi da QUESTO mondo, per vivere qualche attimo in un mondo surreale. In un gioco non multiplayer l’esperienza non è molto coinvolgente a livello emotivo.

Oddio, cosa importante… mi sono dimenticata di chiederti se giochi ancora.
No, non gioco più da 2 mesi, e non ho intenzione di ritornare.

Mi puoi riassumere in breve la tua storia su Metin?
Cominciai poco dopo la versione beta, quando il sotterraneo delle scimmie era ancora a tempo… i primi giorni ricordo che non facevo altro che stupirmi per l’immensità di questo gioco, ma non avevo un obiettivo ben preciso. Ero una shamana (pg al quale sono rimasto sempre profondamente affezionato) nabbissima, ma tanto nabba che mi uccidevano giocatori di 15 livelli inferiori XD
Arrivai al 42 o 43, non ricordo, e mi fermai parecchio tempo per cazzeggiare. Con quel pg scoprii qual era la vera essenza di Metin, che non risiede nel gioco ma nelle relazioni che in esso vengono a formarsi. Feci conoscenza con persone davvero straordinarie, che ancora oggi tengo strette nel cuore… comunque smisi di giocare con quel personaggio a febbraio 2008 (cominciai a settembre 2007). Poi ci fu un periodo di pausa totale con Metin che durò fino all’estate, finché non ripresi a giocare con un guerriero mentale. Ormai non ero più in grado di rendere un pg “nabbo”, il gioco lo conoscevo, e quindi cominciai a pormi degli obbiettivi ben precisi, tutti volti verso il pvm.
Raggiunsi i massimi livelli in quel campo e poi, per altri motivi non inerenti al gioco, smisi anche con quello, definitivamente, 2 mesi fa.

Quando hai iniziato a fissarti col gioco? Cioè quando ha smesso di essere un passatempo così per fare?
Il mio gioco si è evoluto in 2 fasi, con 2 diversi personaggi, e sono stato vittima di 2 dipendenze di tipi differenti. Per rispondere alla tua domanda, ne ho vissuta una, principalmente legata al primo personaggio, che riguardava solo l’aspetto puramente materiale del gioco. Ho cominciato a viverlo non più come “gioco”, quanto piuttosto come “ossessione” nel momento in cui ho capito quali fossero i suoi reali meccanismi, e nel momento in cui mi sono accorto di essere enormemente nabbo.
In ogni caso era solo un modo per riempire la mia mente di pensieri che non fossero legati alla mia vita reale, che in quel momento stava prendendo una piega decisamente brutta. Quindi piano piano cominciai ad ossessionarmi sempre di più al gioco. Ricordo che tantissime volte mi capitò di fare sogni ambientati su Metin, nei quali le persone non erano reali, ma avevano le sembianze dei vari personaggi. Poi ricordo benissimo che certi termini e certi concetti, in quel periodo, erano talmente radicati in me a livello “metiniano” da plasmare il mio modo di pensare e di concepire la realtà… per fare un esempio, quando in una lettura leggevo la parola “antica” o “autunno” la mia attenzione subito si staccava da ciò che stavo leggendo e cominciavo a pensare alle armi della mia shamana. Oppure nei casi più estremi (e nei momenti in cui ero particolarmente fra le nuvole) mi capitava di esibirmi in spettacoli del tipo: “mi devo incontrare con un mio amico da una parte, ci siam dati appuntamento, ma una volta li non lo vedo. Magari sta semplicemente in un negozio o comunque è nascosto alla mia vista, ma io penso subito che dovrei cambiare ch. Fortunatamente non l’ho mai detto ad alta voce >.>
Comunque la cosa più preoccupante del momento di pura dipendenza dal gioco è l’isolamento totale che ti causa dal resto del mondo. Mi ritrovai ad andare malissimo a scuola, nei libri non facevo altro che scrivere le caratteristiche dei miei equipaggiamenti ideali, e stavo sempre a pianificare la mia “giornata” su Metin, cioè quello che avrei fatto, quello che avrei provato a fare…
Quando arrivò il pagellino mi accorsi d’esser drasticamente calato, tanto da aver messo a rischio la mia promozione. Fu proprio questo che mi spinse a darmi uno schiaffo e a svegliarmi: tornai a casa e deletai il pg. E’ stato un gesto atroce, perché quel pg era diventato parte di me, mi aveva aiutato a superare momenti difficili. Ora però era diventato lui la causa di un serio problema, un problema concreto, a dispetto del mondo che mi aveva fatto vivere, che era solamente etereo.
Questa è la storia della mia prima dipendenza da Metin.

Durata fino all’estate?
No, questa si svolse più o meno da novembre a fine febbraio. Fino all’estate mi dedicai a “vivere”, o per meglio dire a recuperare e riaggiustare i cocci di una vita che avevo trascurato troppo.

Pensavi a Metin in questo periodo?
Beh, ovvio che ci pensavo, ed ovvio che in qualche modo mi mancava. Prevaleva comunque la rabbia con me stesso per essermi ridotto in quella situazione. Non potevo tuttavia staccarmi del tutto dal gioco, perché avevo delle amicizie iniziate in Metin che comunque proseguivano… che mi tenevano sempre un po’ in contatto con quel mondo. Infatti fu proprio per merito-colpa loro che ricominciai. Finita la scuola ripresi, con molta cautela, a giocare a Metin, spinto ovviamente da quegli amici che erano rimasti nel gioco e che mi volevano indietro (bastardi >.<)
Quindi scelsi un pg meno impegnativo della shamana drago, un guerriero mentale. Tanto avevo capito che la mia passione era il pvm, quindi per raggiungere risultati soddisfacenti sarebbe stato meglio usare un personaggio già avvantaggiato di suo. Crebbi quel pg in maniera esemplare. Praticamente era tutto pianificato, livello per livello, per raggiungere lo scopo finale di riuscire a scalare al nono in solitaria. Alla fine, giudicando i risultati ottenuti da molti altri giocatori su Omega, il mio era un obiettivo piuttosto modesto, ma per me, che non ho mai shoppato, significava moltissimo. Diventai un maestro nelle scalate, e mi divertii per tantissimo tempo, ottenendo non poche soddisfazioni.
Come vedi, la storia del personaggio non è particolarmente interessante… infatti non ebbi quasi per niente il problema della “dipendenza da gioco” che avevo avuto in precedenza. Stavolta ci fu una “dipendenza”, se cosi si può chiamare, ben più complessa , e cioè la dipendenza dai rapporti su Metin. Da bravo sfigato che sono mi ero ridotto a vivere fin troppo tempo in stato ameboide, riuscendo addirittura, in vista di un trasferimento di città, nell’ardua impresa di tagliare i ponti praticamente con tutte le amicizie che avevo.
Non ho ancora ben capito perché mi sforzai cosi tanto per farmi del male, fatto sta che, inconsciamente, fu quello che mi ritrovai a fare. Mi ero semplicemente isolato da tutto e tutti, e le uniche persone che mi fossero “vicine” le sentivo tramite il computer, e più precisamente tramite Metin. Bah…
(1 secondo di riflessione)
No, non riesco a capire come ho fatto esattamente a raggiungere quello stato. Mi ero lasciato solo con il computer… che schifo… comunque il mio gioco ormai non era più un gioco, si può dire che era diventato più simile a un social network, dal quale però dipendevo, perché altrimenti mi sarei trovato del tutto solo. Ci misi poco, infatti, a rendermi conto del casino in cui mi ero andato a cacciare, e ci misi ancor meno ad arrivare a schifarmi di me stesso.
Comunque le persone che frequentavo, e tuttora frequento, sono veramente speciali, quindi in tutta la brutta storia di come uno possa arrivare a rovinarsi l’esistenza c’è un’unica nota positiva, cioè il fatto che ho conosciuto loro 🙂
Al di là di questo, c’è da ricordare sempre che tutta questa passione e quest’amicizia erano nate su un gioco online, e purtroppo il genere di rapporto che in queste occasioni si viene a formare è inizialmente basato sulla complicità che c’è in gioco. Fu questo il motivo per cui, anche quando cominciai a non volerne più saper nulla di Metin, fui costretto a rimanere. Non potevo rischiare che facendo come la volta precedente, cioè deletando il pg, si andassero a perdere anche le amicizie a cui ero così assiduamente attaccato. Probabilmente questa mia paura fu data anche dal fatto che la persona che ai tempi della shamana mi fu davvero vicina, e a cui volevo un mondo di bene, d’improvviso sparì, lasciandomi attonito a leccarmi le ferite mai cicatrizzate di un abbandono cosi repentino. Ancora ci sto male, ma di fatto è quello che è successo. D’improvviso è sparita, puf, e perché? Perché si era esaurita a stare appresso a certa gente, conosciuta anch’essa in gioco, che le stava rovinando la vita. Come vedi, similes cum similibus facillime congregantur… probabilmente storie simili non accadono a chi il gioco lo vive in maniera sana 🙂
Insomma, fui costretto di malavoglia a rimanere per altri strazianti mesi in gioco, nella paura che un cambiamento d’aria comportasse anche una perdita delle uniche amicizie che mi ero conservato. In modo ancor più straziante del primo, alla fine, presi la decisione di rischiare e di chiuderla definitivamente con il gioco.
Certo, non è stato del tutto improvviso. Ormai da tempo, sin da quando avevo cominciato a schifarmi di me stesso per come mi ero ridotto, mi ero dedicato ad una restaurazione della mia esistenza, quindi diciamo che non mi sentivo più cosi perso.
Raggiunta una modesta sicurezza di me stesso, riuscii a dare il taglio decisivo al gioco, cominciando a vivere le amicizie che tanto mi han tenuto attaccato a quell’ambiente in maniera più sana e meno distorta.

In tutto questo, se non tocco tasti troppo personali, la tua famiglia che ruolo aveva? Si rendeva conto che stava succedendo qualcosa?
La mia famiglia, purtroppo, non poteva esser più di tanto presente. Essendo costituita da una sorella minore, e da una madre che è costretta a dedicare la sua attenzione al sostentamento economico, non aveva proprio la possibilità materiale di agire più di tanto… o, meglio ancora, di rendersi conto di ciò che stava succedendo.
Se avessi avuto una famiglia più presente, probabilmente, molti problemi sarebbero stati bloccati sul nascere.

Cosa ti sentiresti di dire alle persone che si trovano nella tua stessa situazione?
Semplicemente: vivete! Non cadete in questa trappola! Il gioco non è vita, è finzione, è un trucco, e per di più nemmeno tanto bello. Non vale la pena cadere nel tunnel a discapito di cose ben più importanti.

É facile da dire, ma spesso le persone non si rendono nemmeno conto di essere diventate dipendenti dal gioco.
Si, è vero. Io infatti me ne accorsi solo quando vidi il riscontro materiale nella mia vita reale, rappresentato da un peggioramento scolastico e da un isolamento totale. Finché non ci sono arrivato da solo, però, non mi ero mai posto il problema.
Quindi quello che suggerisco è di stare attenti, e di fare qualche riflessione sul proprio rapporto con il gioco.

Alcuni ‘ste cose non vogliono nemmeno sentirsele dire…
Infatti ho paura che, data la specificità della mia situazione, molti non si rendano conto che il succo alla fine è uguale per tutti. Al di là delle singole persone, una dipendenza diventa tale quando va a ledere al normale corso della vita. Comunque c’è da dire anche che la “dipendenza” in sé e per se troppo spesso non è il problema, ma è la conseguenza di situazioni ben più gravi. Evitando la dipendenza non è che si risolve il problema, però almeno non ci si mette nella condizione di non affrontarlo.

Quando ripensi a quello che hai passato come ti senti?
Essenzialmente due sentimenti emergono quando ripenso a ciò che è stato:
1)gioia per aver avuto la forza di uscirne.
2)rabbia per aver buttato nel cesso una grossa fetta della mia vita, in una maniera cosi banale poi.

É stato difficile prendere coscienza del fatto che qualcosa non andava? C’è gente che scappa, che non vuole ammettere niente…
Diciamo che ho fatto di tutto per non rendermene conto, ma a un certo punto l’evidenza è stata tanta da vincere qualsiasi giustificazione provassi a dare.

Qualcosa che ti senti di dire?
Faccio un appello ai top. Li invito a riflettere e a rendersi conto che, dopo tutto, anche la gloria, la popolarità e, perché no, il potere che hanno sono finzioni. Dovrebbero impiegare quelle energie per migliorare la propria vita reale, per me.
Ripeto, la gloria, la popolarità ed il potere a cui tanto ambiscono qui su Metin sono illusorie, così come anche tutto il resto.

Altro da aggiungere?
Beh, un pensierino ovviamente va a tutti gli altri giocatori più “innocenti”, che vivono situazioni simili a quella che ho vissuto io. Li invito a non disperarsi per niente che riguardi Metin, e di separare dal gioco qualsiasi rapporto d’amicizia che in esso viene a formarsi. Lasciare che si sviluppi li troppo a lungo fa si che si vada a cadere nella stessa difficile situazione in cui mi son trovato io, che sono rimasto a lungo in Metin solo per paura che altrove le amicizie che avevo non potessero continuare.
Ovviamente per me ci sono, continuano, e migliorano di giorno in giorno 🙂

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